Come supponevo "Matite in Viaggio" si è confermata una mostra di alto livello e, mi piace dirlo, gli organizzatori si sono superati sia dal punto di vista dell'allestimento che dell'organizzazione. Incontrare vecchi e nuovi amici/colleghi è sempre un piacere ed è l'occasione migliore per approfondire discorsi portati avanti sui social network ed apprendere trucchi da quelli più bravi.
Come era prevedibile andare a disegnare nella vicina Venezia è cosa scontata (se non obbligatoria!).
E questo "rituale" si è rinnovato, come l'anno scorso, con nuove entrate e qualche defezione.
Nel disegnare, dipingere o raccontare visivamente questa città è facile cadere nell'ovvio, nello scontato... nel già visto. Ma noi, nella Serenissima, eravamo degli artisti un po' sulle righe e cercando, ognuno a suo modo, di raccontarla in maniera diversa. Per quanto possibile.
Come sa chi mi segue abitualmente qui o su Facebook - spero piacevolmente - ho una certa difficoltà a riprodurre i riflessi dell'acqua, specie se è ferma o quasi. Questo esercizio imponeva un soggetto "robusto" e quale se non i canali di Venezia? Quindi mi sono messo di buzzo buono e ho cominciato a studiare la forma e la "logica" dei riflessi sull'acqua delle case, delle barche e dei ponti. Almeno le matite erano convincenti e nella mia mente pensavo di averne catturato l'essenza, carpito il segreto. Ma il colore è altra cosa e poi quelli di Venezia sono una sfida ancora maggiore. Alla fine il risultato lo vedete più in basso.
Ma, sebbene il disegno, la pittura, era cosa assodata - o almeno lo credevo - ciò che avrei scritto su quelle pagine era una ancora avvolta nella nebbia dell'incertezza: avrei potuto descrivere ciò che avevo disegnato, soffermandomi su particolari non visibili nell'immagine ma sarebbe stata una ripetizione inutile; oppure citare fatti accaduti in quel canale o calle, o personaggi vissuti in quei luoghi ma questo avrebbe richiesto una ricerca preliminare che mi avrebbe portato via parecchio tempo (che tra l'altro non avevo). Alla fine pensai di far "parlare" chi di scrittura e di racconto ne capisce e ha scritto su Venezia in maniera eccelsa. Sarebbe stato un taccuino a più voci, dove la mia sarebbe stata sottile, collocata sullo sfondo sebbene occupasse fisicamente gran parte della pagina.
Passando per Ruskin, Nono, Goldoni e vari scrittori/viaggiatori, nella mia ricerca mi sono imbattuto nel titolo di un libro che riprende il nome di una tipica "strada" veneziana:
fondamenta degli incurabili.
Subito volli saperne di più scoprendo che l'autore,
Iosif Brodskij, poeta russo premio Nobel, lo aveva scritto nel 1989. Leggendone qualche stralcio pubblicato su alcuni siti ne sono rimasto affascinato tanto da acquistarlo. Ecco un commento che ho trovato in rete:
Tutti coloro che amano Venezia dovrebbero leggerlo, ma soprattutto chi cerca attraverso altri occhi la suggestione per un modo poetico di vedere. E' infatti la vista l'organo di senso che più viene sollecitato dalle nebbie e dai merletti della città. Che bel libro!
Ecco che avevo trovato una nuova voce, più forte delle altre, più delicata... intima.
(Acquerello, pennarello FC Pitt Artist Pen, pennarello FC Ecco Pigment 0,2 e 0,4 e inserti a stampa su Moleskine Japanese A5)